“Anche le querce cadono”
“A differenza degli altri alberi, le foglie della quercia non cadono mai, neppur in autunno, ma si rigenerano da sole. “
Oggi, 6 novembre, ricorre il ventennale della scomparsa di mio nonno, per tutti “l’Avvocato Vetere”, per me, semplicemente, nonno Francesco.
Si spense nel luogo in cui più di tutti si sentiva a suo agio, facendo ciò che più amava: fu colto da un malore durante la pronuncia di un’arringa difensiva ed esalò il suo ultimo respiro nell’aula 2 del Tribunale di Cosenza.
Avevo appena 4 anni quando accadde e non ricordo nulla di quel giorno, ma ricordo perfettamente quando qualche anno più in là mi imbattei per la prima volta in una raccolta di lettere e articoli pubblicati all’indomani della sua dipartita, ancora oggi gelosamente custoditi da mio padre.
Tra l’incredulità della notizia e le belle parole spese nei suoi confronti, che testimoniano quanto fosse stimato e ben voluto da tutti, un articolo pubblicato sulla Gazzetta del Sud mi colpì particolarmente. Si apriva con la seguente frase: “Anche le querce cadono”.
All’epoca non colsi a pieno il significato celato dietro quella frase ma oggi posso affermare, fiero, che mai paragone fu più azzeccato.
La quercia, nota per la sua robustezza, per il portamento imponente, per la durezza della sua corteccia e per la profondità delle sue radici simboleggia la forza, la protezione e l’abilità di sopravvivere anche nei periodi più difficili.
A differenza degli altri alberi, le foglie della quercia non cadono mai, neppur in autunno, ma si rigenerano da sole.
Seppur scomparso troppo presto, la sua forza e la sua robustezza – tanto fisica quanto d’animo – hanno lasciato un segno indelebile nei suoi figli come nei nipoti, ma anche in tutte quelle persone che ebbero la fortuna di conoscerlo ed apprezzarlo da vicino; dietro quella corteccia dura e spessa, che all’apparenza poteva trarre in inganno, si nascondeva un cuore grande e gentile, a volte un po’ troppo istintivo, ma mai cattivo; il portamento imponente e lo sguardo fiero di chi, non essendo mai sceso a compromessi e non avendo nulla da nascondere, poteva camminare sempre a testa alta: così, in poche parole, ricordo mio nonno.
Le sue foglie – Salvatore, Lilli e Gianfranco – in quell’autunno di vent’anni fa non sono cadute, ma anch’esse, come le foglie della quercia, si sono rigenerate da sole: perché quando le radici sono così profonde, i rami e le foglie non possono che fiorire rigogliose e seguirne le orme.
Osvaldo Vetere